Siccità: l’intervista al regista Paolo Virzì, di Marino Midena

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Paolo Virzì, con il suo nuovo film “Siccità” propone con forza il tema dei cambiamenti climatici all’interno del cinema italiano, sinora restio a parlare di ambiente. La Roma rappresentata nel film è quella che non ti aspetti.

Dopo tre anni in cui non piove la capitale è attraversata non più dal fiume Tevere, ormai a secco, ma da una lingua di sabbia che rivela meraviglie di un passato glorioso. Platani arsi che implorano qualche goccia d’acqua. La caput mundi famosa in antichità per il suo sistema di acquedotti schiacciata dalla carenza idrica.

Che umanità troviamo in Siccità?

Una molteplicità di destini solitari. C’è una umanità affannata, indebolita da ferite relazionali profonde che impediscono rapporti positivi e lineari. Ciò nonostante “Siccità” è un film corale e questo era già successo in altri miei lavori precedenti ma, probabilmente, è il mio film più corale. Questo credo sia dovuto al fatto che con gli altri sceneggiatori eravamo interessati a raccontare qualcosa che non fosse il destino di un singolo protagonista ma di tutta la società.

Ci siamo sentiti proiettati verso una storia collettiva come tutto quello che riguarda il nostro rapporto con la natura. Quando abbiamo scritto la sceneggiatura abbiamo pensato di aver individuato uno scenario suggestivo, inquietante anche se con fondamenti scientifici. In realtà eravamo in piena attualità.

Credi che il cinema possa essere uno strumento per la tutela ambientale?

Non lo so, spero di si, soprattutto se inseriamo i film in un determinato contesto. Io faccio film soprattutto con una spinta emotiva, su quello che mi fa ridere e piangere. Devo confessare che con “Siccità” avevo la sensazione che potesse essere l’occasione per fornire materia alla costruzione di un immaginario nuovo. La visione di una collettività che sta collassando è quella che ho cercato di proporre anche attraverso una serie di immagini eloquenti.

Perché il cinema italiano si è occupato poco di ambiente sinora?

Forse è dovuto al fatto che c’è stato, in passato un dibattito politico meno appassionato rispetto ad altri temi. Oggi appare una grave carenza anche perché abbiamo uno dei patrimoni ambientali tra i più ricchi e anche uno dei territori più fragili.

Ritratto Virzì
Ritratto del regista Virzì di Paolo Ciriello

Nella tua vita quotidiana riesci a seguire delle pratiche di attenzione ambientali?

Cerco di usare razionalmente le risorse che ho a disposizione riducendo al massimo gli sprechi. Ad esempio non lavo la macchina. D’inverno preferisco tenere basso il riscaldamento di casa e indossare, se serve, un maglione in più. Trovo poi scandaloso il modo in cui si usa l’aria condizionata. Ero recentemente in un hotel a Milano e la temperatura della mia stanza era bassissima per l’aria condizionata. E nonostante le mie richieste non è stato possibile ridurre l’aria. Ci sono pratiche tossiche di sovraconsumo che non possono essere più accettate.

Durante la lavorazione del film siamo stati attenti al risparmio delle risorse, al riuso e all’abbattimento delle emissioni. La produzione infatti ha seguito un preciso protocollo ambientale di lavorazione. E credo che questo debba essere il nuovo modo con cui debbano essere realizzati tutti i film in futuro. Occorre anche però dire che se il comportamento dei singoli è importantissimo e può offrire un reale contributo è fondamentale ribadire che tutto ciò non basta. Occorre che ci sia un sistema complessivo orientato alla sostenibilità.

Tevere

Nel film uno dei personaggi (Monica Bellucci) si chiede che futuro ci aspetta. Come risponderesti tu?

Non vorrei che il nostro domani fosse animato da solitudini, ferocia, rabbia, diseguaglianze. Occorre sperare nella convinzione che il nostro destino, come nel film, è in realtà connesso a quello degli altri. E che quindi si possa superare questa aridità dei sentimenti che stiamo sperimentando oggi. Mi danno speranza i giovani. È una generazione che è nata e ha fatto sua le consapevolezze che a noi adulti per lo più mancano.

di Marino Midena, Direttore Green Movie Festival – Pentapolis